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Visualizzazione dei post da giugno, 2021

Le ore contate

                 Nonostante l’Italia continui a confermarsi uno stato laico sembra che da certe imposizioni della Chiesa non riesca a liberarsi. Per quanto tempo ancora pensiamo che la Chiesa Cattolica possa condizionare così profondamente la vita degli italiani?                Rispondere a questa domanda sembra pressoché impossibile, dal momento che, a oggi, le sue influenze sono ancora ben radicate nella società; basti pensare alla recente polemica intorno al DDL ZAN. Per capire meglio: questa legge richiede “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” , inoltre viene anche richiesto di istituire una giornata nazionale contro tutte le discriminazioni elencate (che dovrebbe essere il 17 maggio) e stanziare una somma di denaro da distribuire alle associazioni che promuovono gruppi ed eventi contro la violenza e le discriminazioni.           

"Potevo farlo anch'io"

                 La famosa frase titolo dell'articolo, "potevo farlo anch’io", continua a perseguitare le scene dell'arte contemporanea e degli artisti che la praticano (soprattutto l'arte concettuale ne è stata, e lo è ancora, una vittima); ma quando a questa frase si risponde "allora perché non l'hai fatto tu?" tutte le critiche cessano.                Mi sono resa conto, nel tempo, che questo genere di affermazione viene fatta da chi non riesce ad andare oltre ciò che vede con gli occhi, da coloro che semplicemente decidono di ignorare il significato profondo che si cela dietro a un orinatoio rovesciato o a una tela tagliata; la cosa sconvolgente è che questo pensiero proviene anche da persone che hanno studiato storia dell’arte e che il trasparente messaggio che si cela dietro queste opere lo dovrebbero conoscere.                Non ho ancora trovato una spiegazione al fatto che nonostante sembra che oggi ci siamo abituati a conoscere il part

Il fascismo "Dopo l'orgia"

                La seconda parte del titolo di questo articolo non lascia spazio agli equivoci. L’opera di cui vi voglio parlare raffigura proprio il momento dopo in cui è terminato l’atto sessuale tra più di due individui: “Dopo l’orgia” di Natale Scarpa o più conosciuto con il suo nome d’arte Cagnaccio Da San Pietro, realizzata nel 1928; l’unico punto interrogativo è che cosa abbia a che fare questo evento privato con il partito fascista.                Partendo dall’opera d’arte in se, a primo sguardo non si presenta essere una lettura molto complicata, anche se non sapessimo il suo titolo, probabilmente arriveremmo alle stesse conclusioni. Il fatto che sia chiaro che la scena rappresenta il momento dopo e non prima del sesso non ci è dato solo dal fatto che le tre donne presenti siano spoglie dei loro vestiti non visibili all’interno della scena, ma per di più dai dettagli che le circondano (anche perché avrebbero potuto scegliere di denudarsi in attesa dell’arrivo degli uomini).  

Le diverse Marilyn

                 “Cosa indossi per andare a dormire?” “Solo due gocce di Chanel N. 5”: ecco la frase iconica di una delle donne considerate tra le più belle e sensuali dei nostri tempi.                Fin da giovanissima Marilyn Monroe è entrata nel mondo dello spettacolo come attrice, cantante e soprattutto come modella, tanto che, prima di firmare il suo primo contratto cinematografico a vent’anni, aveva già posato davanti agli obiettivi per diverse volte. La sua celebrità la deve molto al film di Bill Wilder del 1955 “Quando la moglie va in vacanza”, nel quale ritroviamo la famosissima posa della gonna che si alza per un getto d’aria creato dal passaggio della metropolitana proveniente dalle griglie di ventilazione nel marciapiede e lei che cerca di tirare il tessuto svolazzante verso in basso con le mani per coprirsi la biancheria intima.                Un personaggio così mediatico che, a partire da quando era in vita fino ai giorni più recenti, la sua figura non è sfuggita al

Robert Indiana al bar

                 È davvero sbalorditivo constatare che siamo costantemente circondati da opere d’arte senza accorgercene; ovviamente non mi riferisco agli abitanti di Roma che possono vantare di abitare in una città che è un museo a cielo aperto, ma a tutti quegli elementi che si ispirano all’arte per creare qualcosa di nuovo e allo stesso tempo riconoscibile.                Sono arrivata a questa conclusione in un modo al quanto curioso; un pomeriggio mi sono seduta a un bar per bere un cappuccino, azione che non ha nulla di artistico, ma mentre mi guastavo il mio orzo con latte e schiuma mi sono accorta di un dettaglio interessante. Sul lato del porta tovaglioli appoggiato sul tavolino c’era scritto “Mosé”, riferito al nome del locale, le cui quattro lettere erano circoscritte all’interno di un quadrato: la “m” a sinistra e la “o” (leggermente inclinata) a destra entrambe in alto e, in corrispondenza, sotto la prima lettera elencata, la “s” e sotto la seconda lettera elencata (ques