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Mini BASSart

"Mini BASSart" è uno spazio dedicato a brevi curiosità:

Fuori dagli schemi:

Una critica che spesso e volentieri viene fatta all’arte di oggi è che “non suscita niente” o che “non rappresenta cose che emozionano”.
Proprio perché l’arte oggi tende ad esprimere più un concetto che un sentimento, andare furi dagli schemi delle correnti contemporanee può rilavarsi una buona tecnica per farsi ascoltare!
Un caso eclatante è quella dell’artista lituana Vija Celmins che si specializzò nella riproduzione di paesaggi realistici fantastici come per esempio nuvole che attraversano il cielo, stelle spettacolari che illuminano l’oscurità, onde del mare o addirittura ragnatele brinate. Sviluppò una tecnica così eccellente che addirittura i suoi lavori spesso vengono scambiati per fotografie!
Nonostante oggi l’arte abbia mille sfaccettature, la nostra pittrice ci dimostra che la ricerca del reale e l’emozione è ancora presente tra gli artisti.

Vija Celmins, Senza titolo (Grande mare 1), 1969
Fonte immagine: presa da un sito privo di copyright

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Hitler artista:

Anche se sembra incredibile, Hitler voleva diventare un artista. Prima di diventare ciò che tutti noi sappiamo fu stato, si cimentò nelle discipline pittoriche; il suo unico problema fu che non era affatto un bravo pittore!
La maggior parte degli intenditori hanno dichiarato che i suoi lavori erano privi di talento e di dote artistiche, perché le sue opere erano estremamente limitate a raffigurare sempre gli stessi paesaggi architettonici, tralasciando altri possibili soggetti come animali o ritratti (si pensa che fosse incapace di disegnare questi ultimi due).
Inoltre, alcuni teorici sostengono anche che, oltre ai motivi che già sappiamo, il suo odio nei confronti degli ebrei si sviluppò anche perché loro riuscivano a raggiungere il successo artistico mentre lui no.
Chissà se si rivolterebbe nella tomba a sapere che le sue opere sono state vendute a cifre importanti solo perché portano il suo nome e non per la qualità! Oppure, domanda ancora più interessante, chissà come sarebbe andata la storia se avesse avuto successo artistico e fosse diventato un artista!

Adolf Hitler, Il cortile della vecchia residenza di Monaco, 1914
Fonte immagine: Wikipedia

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Andy e Archie:

Oltre all’immensa passione per l’arte, Andy Wahrol aveva un altro immenso amore: quello per i suoi due bassotti Archie e Amos.
Dai primi anni 70’ perse l’interesse per i felini innamorandosi dei “migliori amici dell’uomo”, sviluppando con loro un legame quasi morboso, soprattutto per quello che adottò per primo: il piccoletto a pelo corto marrone scuro (Archie).
Il suo fedele animale da compagnia era estremamente presente nella vita di Andy, anche in quella professionale. Il cane non mancava di presenziare a certi eventi che interessavano l’artista; come, a esempio, le interviste. Nel momento in cui venivano fatte domande scomode, o a cui Andy non voleva rispondere, il portavoce della corrente pop si copriva il viso con il suo amico, usandolo come scudo, o ripeteva direttamente all’accompagnatore a quattro zampe le domande (forse nella speranza che gli potesse ispirare una buona risposta?).
Non erano solo migliori amici, ma Archie era proprio l’alter ego di Wahrol.
“Non ho mai incontrato un animale domestico che non mi piaceva”

Fonte immagine: presa da Pinterest
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Chagall dietro le sbarre:

Pittore incredibilmente interessante dal punto di vista della varietà artistica; le sue opere, infatti, si possono dire appartenere a diverse correnti come il simbolismo, il surrealismo, l’espressionismo o addirittura (per certi dettagli insiti nelle sue creazioni) al cubismo.
Nei primi del 900’ frequentò l’Accademia delle Belli Arti a San Pietroburgo, ma non tutti sanno che in realtà questo periodo non fu tutto rosa e fiori per il nostro pittore a causa delle sue origini ebraiche. A quei tempi vigeva una regola per cui gli ebrei potevano entrare nella città solo se muniti di salvacondotto (un apposito permesso rilasciato dall’autorità pubblica).
Chagall purtroppo non era in possesso di questo “lascia passare”, così che fu arrestato e carcerato per più di una settimana, ma la cosa più curiosa è come lui ricordò questi giorni in gattabuia; si sentì di definirli come dei “giorni felici”, soprattutto dal punto di vista artistico, dal momento che gli fu possibile disegnare in tranquillità e pace senza situazioni stressanti.

Fonte immagine: presa da un sito privo di copyright

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L'arte nella moda:

Qualcuno ha mai pensato che arte e moda siano due mondi completamente paralleli? Se questo pensiero ha attraversato almeno una volta le menti di qualcuno di voi è perché non conosce la collezione autunno-inverno realizzata tra il 1965 e il 1966 di Yves Saint Laurent.
Questi abiti vengono ricordati nella storia di entrambi i mondi perché i vestiti realizzati dal nostro amante delle stoffe furono ispirati dalle opere di Piet Mondrian. Lo stilista fu particolarmente attratto dalle dritte linee nere e dalla presenza dei soli colori primari protagonisti dei quadri del pittore che occupano gli spazi creati dalle pennellate scure; cosicché pensò di riprodurre la fantasia delle opere su degli abiti.
La collezione riscontrò un successo incredibile! Ancora oggi viene considerata come uno dei momenti più belli e importanti della storia di entrambe le arti, tanto che lo vediamo ripetersi; basti pensare alla sfilata dell’anno scorso del brand Moschino in cui gli abiti erano una riproduzione delle opere di Picasso!


Uno dei vestiti della collezione di Yves Saint Laurent
Fonte immagine: presa da un sito privo di copyright

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Un pò di pelliccia:

Il set peloso di Meret Oppenheim è iconico nel movimento surrealista, addirittura fu il fondatore della corrente stessa, Breton, che gli diede un titolo da quanto se ne innamorò.
Si narra che alla nostra artista venne in mentre l’idea mentre era seduta al Caffè de Flore di Parigi con Pablo Picasso e Dora Maar, locale conosciuto a quei tempi per essere frequentato dagli artisti. Accorgendosi che il suo thè si stava raffreddando, in modo scherzoso chiese al cameriere se poteva portarle un po’ di pelliccia in cui avvolgerlo per poterlo riscaldare.
Poco tempo dopo questo avvenimento in cui si scambiò anche battute con Picasso sul fatto che qualsiasi oggetto poteva essere “impellicciato”, andò in uno dei grandi magazzini della città per fare lo shopping più importante della sua vita: all’interno del negozio comprò una tazza, un piattino e un cucchiaino che a casa avrebbe poi ricoperto davvero con della pelliccia!

Meret Oppenheim, Colazione in pelliccia, 1936
Fonte immagine: presa da un sito privo di copyright

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Il giovane Picasso:

Di Picasso si ricordano sempre i suoi periodi colorati e la sua "nomition" a inventore della corrente cubista, ma spesso si dimenticano i suoi primi approcci con i pennelli. Questa splendida relazione tra strumento e artista inizia in un modo molto diverso da quello che, diversi anni dopo, lo portò a farsi conoscere in tutto il mondo.
La sua mimesi del mondo reale su tela era un talento innato, tanto che sua madre sostiene che la sua prima parola non fu tra le classiche che tutti noi diciamo, ma fu "piz" (abbreviazione della parola làpiz), che in italiano significa "matita"; solo una bella storia o una coincidenza che prevedeva un futuro circondato dall'arte??
In fondo, Picasso si poteva considerare un maestro ancora prima che frequentasse l'accademia di Belle Arti; lui stesso affermò che: “a quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”

Pablo Picasso, Prima comunione, 1895-96
Fonte immagine: sconosciuta

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