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Le diverse Marilyn

 

               “Cosa indossi per andare a dormire?” “Solo due gocce di Chanel N. 5”: ecco la frase iconica di una delle donne considerate tra le più belle e sensuali dei nostri tempi.

               Fin da giovanissima Marilyn Monroe è entrata nel mondo dello spettacolo come attrice, cantante e soprattutto come modella, tanto che, prima di firmare il suo primo contratto cinematografico a vent’anni, aveva già posato davanti agli obiettivi per diverse volte. La sua celebrità la deve molto al film di Bill Wilder del 1955 “Quando la moglie va in vacanza”, nel quale ritroviamo la famosissima posa della gonna che si alza per un getto d’aria creato dal passaggio della metropolitana proveniente dalle griglie di ventilazione nel marciapiede e lei che cerca di tirare il tessuto svolazzante verso in basso con le mani per coprirsi la biancheria intima.

               Un personaggio così mediatico che, a partire da quando era in vita fino ai giorni più recenti, la sua figura non è sfuggita all’arte, ma è stata usata per i più diversi scopi creativi, trasformando Marilyn in un’opera d’arte a 360°.

               Nel 1961 Douglas Kirkland era solo un ragazzo, ma aveva attenuto un lavoro come fotografo per la rivista Look, la quale lo incaricò di realizzare un book fotografico di Marilyn Monroe per il suo 25° anniversario. Un incarico che gli diede la possibilità di far partire la sua carriera artistica, e dalle foto ne è evidente il motivo; il nostro fotografo non ha voluto realizzare delle fotografie che riproducessero semplicemente il pensiero generale di come doveva apparire la bellissima, sensuale e provocante Marilyn, ma cercò di tirare fuori un lato naturale che forse fino ad allora era rimasto sconosciuto. Vero che la donna è ripresa su un letto e l’unica cosa che le copre il corpo nudo è un bianco lenzuolo di seta, ma sembra quasi non essersi mai preparata negli scatti realizzati, tanto che il sorriso e gli sguardi sembrano tutti spontanei.

               Un modo innovativo e splendido di risaltare un aspetto praticamente sempre nascosto di una persona abituata a mettere la propria vita in posa.

 

               Una icona del genere non poteva passare inosservata agli occhi di un riproduttore di oggetti di massa come Andy Warhol, che rese ancora più iconica una immagine anche fin troppo commercializzata.

               L’opera in particola ha come titolo il nome dell’attrice ed è del 1967, realizzata qualche anno dopo la scomparsa di Marilyn. Rimanendo fedele al suo stile pop art, trasforma in bidimensionale il viso delle modella, combinandolo con diversi colori e riproducendolo in serie; in particolare questo si conferma prestando più attenzione all’immagine centrale, che avendo dei colori più accesi, sembra la protagonista della composizione, e i quadrati circostanti servono solo da cornice, o meglio da eco. Anche il fatto che venga rappresentato il volto di Marilyn in primo piano non è una scelta casuale, ma così facendo non si lascia spazio a nessun altro dettaglio che sarebbe inutile per l’obiettivo di centralizzare l’attenzione del desiderio solo su di lei; non molto diverso da quello dell’opera altrettanto conosciuta Campbell’s soup.

               Chi avrebbe mai pensato che sarebbe stato possibile rendere ancora più un desiderio di massa la diva Marilyn più di quanto già non lo fosse?


               L’ultima versione di Marilyn che vi vorrei riportare è tridimensionale e molto più recente; alta più di 8 metri, “Forever Marilyn” è stata realizzata dall’artista John Seward Johnson nel 2011.

               Dopo la sua realizzazione, la scultura ha girato per diversi luoghi, ma proprio recentemente è stato deciso di renderla permanente di fronte al Palm Springs Art Museum; decisione che ha creato molto scompiglio: “trovo che sia estremamente offensiva, al pensiero dei ragazzi che escono dal nostro museo e la prima cosa che si trovano davanti è la biancheria intima di questa scultura enorme”, queste sono le parole di Louis Grachos, il direttore del museo, che si schiera molto sul punto di vista femminile, sostenendo con queste parole che la curiosità di andare a sbirciare sotto la gonna della donna sarebbe troppa, e questo porterebbe a “oggettizzare” un corpo femminile che nella prima metà degli anni del 900’ si è fatta strada nello spettacolo in mezzo a un mondo di uomini.

               Il pensiero forse è un po’ cambiato da quegli anni a oggi; una donna non deve solo essere celebrata per rispecchiare i canoni e i desideri maschili, tanto che, una figura così tanto celebrata e amata come Marilyn, rappresentata nella sua posa migliore, oggi viene considerata quasi imbarazzante.


               La protagonista della opere è sempre la stessa, ma in tutte il messaggio è diverso; da rappresentare il lato umano, a renderla ancora più iconica a diventare addirittura (nei giorni correnti) una rappresentazione di stimolo al pensiero maschilista che va combattuto.

Fonte delle immagini: prese da siti privi di copyright






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