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"Potevo farlo anch'io"

                La famosa frase titolo dell'articolo, "potevo farlo anch’io", continua a perseguitare le scene dell'arte contemporanea e degli artisti che la praticano (soprattutto l'arte concettuale ne è stata, e lo è ancora, una vittima); ma quando a questa frase si risponde "allora perché non l'hai fatto tu?" tutte le critiche cessano.

               Mi sono resa conto, nel tempo, che questo genere di affermazione viene fatta da chi non riesce ad andare oltre ciò che vede con gli occhi, da coloro che semplicemente decidono di ignorare il significato profondo che si cela dietro a un orinatoio rovesciato o a una tela tagliata; la cosa sconvolgente è che questo pensiero proviene anche da persone che hanno studiato storia dell’arte e che il trasparente messaggio che si cela dietro queste opere lo dovrebbero conoscere.

               Non ho ancora trovato una spiegazione al fatto che nonostante sembra che oggi ci siamo abituati a conoscere il partner della nostra vita attraverso una chat virtuale, ancora ci è difficile concepire l'arte come qualcosa di diverso dalla semplice "raffigurazione della bellezza". Nessuno tolga niente ad artisti come Michelangelo o Raffaello, dotati di una capacità tecnica quasi ineguagliabile, ma come a loro viene riconosciuta l'eccellenza nella raffigurazione del bello estetico, ad altri va riconosciuta l'eccellenza nella rappresentazione di un concetto o di un pensiero.

               Prendiamo come esempio l'opera "Fontana" del 1917 di Marcel Duchamp. In tutto il mondo oggi ne esistono 16 versioni, ma nessuna di queste è quella originale, sono tutte repliche di un pezzo andato perduto. La prima realizzata durò di fatto poco tempo. C’è chi dice che fu colpa di alcuni traslocatori che, vedendo l’opera, non pensarono fosse un oggetto d’arte ma pensarono non avesse nessun valore, che fosse semplicemente un orinatoio rotto, così lo buttarono, mentre l’altra versione, quella più attendibile, fu sostenuta dal critico d’arte Calvin Tomkins, che fece ricadere tutte le colpe sul gallerista Alfred Stieglitz, accusandolo di essere stato lui a cestinare l’opera.

               All’ora questo era un modo nuovo e sconvolgente di concepire l’arte, ma date le constatazioni dette precedentemente, non ci sorprende il fatto che generò questo tipo di risposte e azioni, anche se provenienti dall’ambiente artistico. Noi, però, abbiamo tutte le informazioni per non far persistere il pensiero che questa “non è arte” e combattere l’ignoranza che ancora oggi non ci ha abbandonato.

               Se dobbiamo categorizzarla, riconosciamo che è un ready-made, in italiano significa “già fatto” o “prefabbricato”, infatti l’artista tende a non riportare modifiche agli oggetti, o a riportarne di minime (in questo caso lo capovolge e lo firma), per lasciare l’oggetto al suo aspetto originale. L’unica cosa che viene stravolta è la sua collocazione; mentre questo oggetto si troverebbe di norma all’interno di un bagno pubblico maschile, il nostro artista decise di collocarlo in un luogo d’arte. Cosa potrebbe aver mostrato Duchamp in questo modo? Nonostante la sua visione potrebbe portare a cercare di scoprire chissà che complicato concetto, quello che “Mr. Mutt” voleva dirci è che tutto ciò che ci circonda può essere arte, basti inserirlo nel contesto adeguato che non serve realizzare un dipinto dotato di estreme capacità tecniche per fare arte e per essere un artista. Senza questo suo pensiero rivoluzionario oggi non avremmo decine di correnti artistiche che sono nate partendo proprio dal suo pensiero, come, nominata all’inizio, l’arte concettuale e uno dei suoi maggiori esponenti Joseph Kosuth.


               Per concludere vorrei condividere con voi una riflessione personale: nessuno mette in dubbio che visivamente delizi molto di più agli occhi ritrovarsi all’interno della Cappella Sistina a contemplare il “Giudizio Universale”, ma se tutti i mutamenti artistici del 900’ non fossero mai avvenuti e l’unica arte che ci fosse stata a disposizione sarebbe sempre alla ricerca di rappresentare al meglio la realtà, la riusciremmo davvero ad apprezzare così profondamente? Non è possibile che grazie al fatto che l’arte “non è solo quello" ci sia più semplice coglierne il fascino? Io credo e sostengo che la bellezza di certe opere del passato sia anche dovuta al fatto che ai giorni d’oggi è difficile trovare qualche artista che continui a praticare quel genere, ma si preferisca concentrarsi di più sulla sperimentazione. Inoltre, il cambiamento fa parte delle vita dell’uomo; oltre che controproducente, quanto sarebbe noiosa l’arte se fosse rimasta sempre la stessa dalla prima pennellata? Io, personalmente, credo che non riuscirei ad amarla così tanto come ora. Voi?

Fonte immagine: presa da un sito non coperto da copyright



Commenti

  1. Chi è l' ignorante in tutta l' accezione del termine chi ignora o chi vuole ignorare. Ebbene a mio avviso tutti e due ma con una differenza chi ignora ma freme per il terrore di essere messo tra gli ignoranti dalla massa belante seguace delle tendenze si arrampica sugli specchi pur di trovare un senso anche dove senso non ce n'è, per dirla con Vasco, mentre chi vuole ignorare e lo sceglie crea egli stesso un' "opera d' Arte" e nemmeno tanto rivoluzionaria infondo, affermando privatamente o pubblicamente: questo oggetto NON SUSCITA IN ME NULLA. Rispetto chi l' ci vuol vedere Arte, seguendo la teoria arbitraria del suo "creatore" ma per me resta la Corazzata Potionkin di fantozziana memoria! 😉

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    1. BASSart ti ringrazia per la risposta!! Non è così strano che l'opera in questione non le susciti nulla, anzi è lecito, in fondo l'obiettivo di Duchamp non era tanto quello d'ispirare, ma di sconvolgere e far riflettere su un nuovo modo di vedere, concepire e fare arte!!

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    2. Articolo interessante! Mi ha colpito molto, non tanto per il contenuto, ma perchè hai voluto che queste parole fossero scritte, pubbliche e indirizzate ad una lettura semplice e brillante. Il tuo testo lo trovo davvero tanto di cappello. Ti sei interessata tanto ad una tematica che purtroppo, deve continuare ad aver voce. Inoltre, la mia curiosità è arrivata al tuo articolo, principalmente perchè il "quest'opera, per me, non ha significato", "non mi dice nulla", "ma davvero qualcuno lo trova interessante, BELLO?" mi ha sempre fatto tanto riflettere e mi ha condotta a dare risposte, a cercare la vera motivazione dell'arte contemporanea nel realizzare e collocare di fronte al pubblico tali opere. Non è difficile spiegare a qualcuno questa "visione d'impatto" che provocano le opere contemporanee, è l'indifferenza che non coglie la semplice natura delle stesse, semplici perchè queste non hanno ha che fare con la ricerca del bello che cela simboli e ulteriori rimandi esistenziali complicati da cogliere, ma ben si è la semplice realtà odierna che ogni giorno viviamo, vediamo ed ascoltiamo. Hai parlato anche della collocazione, infatti, spostare un opera dal suo luogo d'origine e portarla ad un'esposizione, non è nient'altro il modo dell'artista per mostrare la realtà odierna che ci circonda, il pensiero che ci circonda è la rappresentazione è semplice, perchè la realtà "questa, è".

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    3. BASSart ti ringrazia per la risposta e per la riflessione aggiuntiva che hai inserito nel commento, importante punto di vista non sottolineato a dovere nell'articolo!!

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  2. Riflessione molto interessante, grazie per il bell'articolo. Proprio perchè ben scritto, mi permetto di segnalarvi una svista grammaticale, prima che la noti qualche rompiscatole che la sfrutta per prendervi in giro :)

    "se tutti i mutamenti artistici del 900’ non fossero mai avvenuti e l’unica arte che ci fosse a disposizione sarebbe sempre alla ricerca di rappresentare al meglio la realtà, la riusciremmo davvero ad apprezzare così profondamente?"
    La frase, dal punto di vista dei verbi, funziona piuttosto male...

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    1. BASSart ti ringrazia per averci fatto notare l'errore!! Abbiamo provveduto a correggerlo!!

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