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Miracolosamente mamma

        

In occasione della Festa della mamma anche noi vorremmo celebrare questa ricorrenza attingendo dalla Storia dell’Arte qualche spunto di riflessione.

               Le vicissitudini storico – biografiche di molti artisti nascondono rapporti complicati e conflittuali con i propri genitori. La vocazione artistica dei figli e la carica visionaria che li rende “diversi” dagli altri non sempre sono ben accettati tra le mura domestiche dove prevalgono ancora, nei confronti della carriera artistica, un sacco di pregiudizi.

               Non è il caso del nostro Damien Hirst, il quale non ha mai lesinato elogi nei confronti della donna che lo ha cresciuto; oltre che madre, Mary era la sua fan numero uno, sempre presente e attiva nella vita del figlio al punto che, come sembra, non si sia mai persa una sola inaugurazione delle sue mostre.

               Quindi, come celebrare al meglio una figura così importante nella vita di ogni persona se non con la sua opera The Miracolous Journey (Il Viaggio Miracoloso)?

               Questa creazione è un’installazione dal peso di 216 tonnellate, composta da 14 sculture in bronzo che riproducono, come fossero tavole anatomiche, i diversi momenti che il feto attraversa nel grembo materno per diventare un bambino pronto ad annunciarsi al mondo esterno: un bellissimo modo di unire arte e scienza. L’opera non fu subito visibile a causa della particolare collocazione; si tratta dell’esterno del Sidra Medical and Research Center di Doha in Qatar, lo stesso Hirst sostenne come fosse “la prima scultura nuda in Medio Oriente”, fatto che ritardò l’esposizione al pubblico per 5 anni dopo la sua inaugurazione, avvenuta nel 2013.



               Quando dal 2018 la maestosa opera fu finalmente visitabile, illuminata da colori di tonalità lilla e accompagnata dal sottofondo sonoro del battito cardiaco, suscitò, insieme allo stupore, anche un sacco di polemiche. Diversi giornali riportarono le critiche dell’opinione pubblica nei confronti di queste sculture, interpretate come un affronto alle loro tradizioni e alla loro cultura. Ovviamente questo genere di reazioni non ci sorprendono da parte di un paese mussulmano, in cui la nudità non trapela nelle campagne pubblicitarie o la sessualità viene vissuta ancora come un argomento tabù, e dove il concepimento e la gravidanza non vengono visti come momenti da celebrare, ma da nascondere.

               Queste 14 sculture alte tra i 5 e gli 11 metri non sono riuscite a passare inosservate. Lo stesso artista ha dichiarato ad Artnet News che ciò che ha creato ha un obiettivo ben preciso: "spero che la scultura instillerà nello spettatore un senso di stupore e meraviglia per questo straordinario processo umano, che si verifica ogni secondo in tutto il mondo". Un tema, quello della celebrazione della fecondità umana, che in realtà non è irrispettoso nei confronti dei cittadini mussulmani; infatti, se si indaga in modo più approfondito, prendendo soprattutto spunto dalla dichiarazione al New York Times di Sheikha al Mayassa Hamad (uno dei membri del Qatar Museum) si scopre che “c’è un verso del Corano che tratta del miracolo della nascita. The Miracolous Journey non va né contro la nostra cultura né contro la nostra religione.”



               Dal momento che il conflitto culturale e religioso sembra non persistere, perché non proviamo a dare un altro significato celebrativo all’istallazione? Dato che ho deciso di dedicare questo articolo alla festa della mamma, vorrei spostare l’attenzione proprio su questo evento, come accennato all’inizio dell’articolo.

               Il periodo di gestazione del feto, oltre a essere tra i primi momenti in cui il bambino si approccia alla vita, è anche l’inizio del rapporto tra madre e figlio, il momento in cui una mamma inizia a essere tale. Damien Hirst, con il suo talento, ha reso evidente che la gravidanza è davvero un’opera d’arte; è soggetta a certi momenti che non sono possibili da condividere con terzi, la futura madre è l’unica che può vantare di sentire i primi calci o i primi movimenti del figlio. Mia mamma, ad esempio, si ricorda ancora il mio primo singhiozzo, e ricorda che fosse così forte che a ogni singulto le tremava tutta la pancia, come se la superficie della sua pelle fosse la terra e ogni mia contrazione involontaria del diaframma un terremoto.

               Ma il momento più importante per la nostra tesi è rappresentato dall’ultima scultura, quando, dopo la nascita, la dicitura “mamma” diventa ufficiale e irreversibile. L’installazione è la più imponente rispetto alle altre, raggiungendo i 14 metri di altezza, e rappresenta il momento in cui il bambino lascia il corpo della donna, il momento del parto; a differenza delle altre sculture, infatti, in questa viene rappresentato solo il protagonista di questo miracoloso viaggio senza essere contornato dalla placenta.

               L’ultima scultura lascia tutto all’immaginazione di quello che nella realtà succederà pochi attimi più tardi; quando madre e figlio s’incontreranno finalmente per la prima volta, sigillando un legame indistruttibile che li renderà inseparabili.

 

Fonte immagine: dal sito "Art in progress" (presso La Repubblica)

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