Quante cose si possono raccontare
con un dipinto, con una scultura o con una fotografia? A mio parere molto:
prendiamo come esempio Dalí con l’opera
Sogno causato dal volo di un’ape intorno
a una melagrana un attimo prima del risveglio del 1944, dove è riuscito a
raccontare momenti fondamentali e incisivi della sua vita.
Il titolo del quadro ci fornisce
immediatamente una informazione preziosa: ci troviamo all’interno di un sogno, tuttavia,
nonostante ciò, gli elementi che vi sono raffigurati non sono immaginari. Non
ci sono creature fantastiche, i soggetti ci rimandano alla vita reale. Cosa
potrebbe voler comunicarci l’artista con questa contrapposizione?
Per accompagnarvi in un mio
personale percorso di analisi critica e di ricerca psicologia iniziamo
dividendo le due azioni presenti nel quadro: in primo piano abbiamo un ponte
composto dalla melagrana grande con, in successione, un pesce dalla cui bocca escono
due tigri e un fucile che punta in basso verso una donna, in secondo piano,
sullo sfondo, la nostra attenzione viene catturata da un singolo elemento: un
elefante dalle curiose gambe sottili.
In semiotica tutti questi
elementi verrebbero chiamati “formanti figurativi”, cioè che ogni immagine
elencata è produttrice di significato; ma, per non fare confusione,
concentriamoci su una azione per volta.
Abbiamo già citato il fatto che
la forma della prima azione ricorda quella di un ponte, ma non abbiamo parlato
del perché può essere rilevante per Dalì. Il ponte significa passaggio; da
questo presupposto possiamo rivolgere la nostra analisi sugli elementi che
compongono questa architettura metaforica paragonandoli alla rappresentazione
di un inizio, uno svolgimento e una fine.
La melagrana: significa energia
vitale, esuberanza, grande diligenza e pazienza; caratteristiche che potremmo facilmente
verificare nella personalità dell’autore.
Il grosso pesce: indica qualcosa
che deve manifestarsi nella realtà, un cambiamento importante nella vita del
pittore, a esempio il suo successo nel campo artistico.
I due felini: sono simbolo di
passione; qui potremmo vederci una duplice possibilità significativa; potrebbe
riferirsi al suo incondizionato affetto, iniziato nel 1929, per la moglie Gala
e/o alla sua altra ragione di vita, la pittura.
In conclusione, il fucile: indicatore
di infelicità, forse per colpa della stessa passione? Per il momento lasciamo
in sospeso questo punto.
La seconda azione è decisamente
più breve da analizzare, ma questo non significa che abbia meno da dire, anzi, un
solo elemento è capace di raccontarci tanto. L’elefante è l’incarnazione della
memoria e della stabilità, e ciò che conferma ulteriormente questi significati
è l’azione che compie: camminare verso la sinistra del quadro. In psicologia
dell’arte, gli elementi che vanno da destra a sinistra vengono considerati
“disturbanti”, perché non si adeguano alla nostra modalità di lettura. L’uomo
occidentale, avendo imparato a leggere da sinistra verso destra, rispecchia
questa modalità anche nella lettura dei quadri, tant’è che gli elementi che non
seguono questa direzione provocano un affaticamento maggiore all’occhio o
vengono involontariamente ignorati.
Proprio per questo l’elefante non
può essere messo in disparte. Il suo andare contro corrente può essere inteso
come un tornare indietro, nella direzione dove la prima azione è cominciata.
Ritornare alla madre patria
potrebbe essere la spiegazione. Infatti il nostro artista non viveva in Spagna
quando realizzò questo dipinto ma si era trasferito a New York a causa dello
scoppio della Seconda guerra mondiale, luogo dove poi visse per diversi anni
insieme alla moglie.
Oltre alla strada alternativa che
intraprende l’animale, c’è un altro punto che può darci una ulteriore informazione.
Il colore. Non è il classico elefante grigio, ma bianco, e con questa tonalità
ci rivela che il sognatore è entrato in contatto con persone influenti, che
porteranno un cambiamento positivo nella vita; e qui ci viene da pensare al
mecenate Edward James, che aiutò Dalí, supportandolo economicamente attraverso
l’acquisto di diverse sue opere. Questa loro collaborazione lavorativa portò
alla nascita di una sincera amicizia, tanto che l’artista inserì il ritratto di
James nella sua opera Cigni che
riflettono elefanti. Ed ecco che abbiamo aperto e chiuso il discorso con lo
stesso animale!
C’è
un ultimo elemento a cui dare significato: il coltello. Un elemento rilevante
dal momento che è l’unico ad avere un significato negativo. La vita artistica
di Dalí non fu per niente sempre rosa e fiori, anzi, si ritrovò spesso in
contrapposizione; nel 1934 fu cacciato dal gruppo dei surrealisti perché decise
di non condannare apertamente il nuovo partito politico in ascesa, il fascismo,
convinto che non sarebbe cambiato nulla per il movimento artistico a cui
apparteneva anche se lo avesse fatto, oppure, nel 1939, Breton si divertì a
giocare con le lettere del nome del nostro pittore, creando l’anagramma “Avida
Dollars” (colui che brama denaro), lanciando una chiara critica a come Salvador
si sia sempre di più commercializzato, dando più valore al guadagno che
all’opera d’arte in sé.
Si
potrebbero citare molteplici altri avvenimenti, ma ovviamente qui ci siamo
limitati a dare rilevanza solo ad alcuni per poter costruire un filo logico e
storico attinente alla tesi di partenza. Detto ciò, io sostengo che con questo
dipinto Dalí stia cercando di raccontare come la sua passione per l’arte sia stata
così profonda da portarlo a diventare uno dei pittori più conosciuti e apprezzati,
ma, allo stesso tempo, che il dover viaggiare per il mondo gli faceva sentire la
mancanza e il bisogno di tornare a casa sua, nella sua terra. E, inoltre, credo
che lui riconosca come alcune sue decisioni, tendenzialmente negative, abbiano avuto,
più di altre, influenza sulla sua carriera.
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